I NOSTALGICI DELL’ODIO
Ci sono esponenti politici che proprio non riescono a sopportare uomini o donne che indossano una divisa e questo nonostante un governo compiacente che ha il diretto controllo delle forze di polizia.
Neppure l’assassinio di un poliziotto durante il compimento del proprio dovere, diretto a difendere i cittadini dalle orde barbariche delle tifoserie violente, fa loro cambiare idea. La colpa resta sempre e comunque delle forze di polizia.
Nella loro nostalgica mentalità grande è la resistenza a riconoscere che le forze di polizia non condividono più nulla e più nulla hanno a che spartire con la polizia fascista del ventennio o con la polizia di Scelba degli anni sessanta. L’odio nostalgico di questi politici li fa loro,  irrefrenabilmente, ripudiare l’idea di una polizia democratica, leale servitrice delle leggi e del governo democratico del Paese.
La loro ottusa nostalgia per le tragedie del passato, che giustamente non devono essere dimenticate, non consente loro di comprendere il processo di trasformazione ed evoluzione culturale e democratica che si è verificato nella Polizia di Stato, grazie anche all’avvento della sindacalizzazione, e che, con sempre maggiore convinzione, si sta cercando di realizzare nelle altre forze di polizia.Questi esponenti politici, pochi per fortuna, dalle idee incontrovertibili, preferiscono continuare ad individuare negli uomini e nelle donne delle polizie italiane i principali ed irrinunciabili nemici, ribadendo, costantemente, le loro denunce contro la “tremenda” repressione poliziesca. E questo al solo scopo di sollecitare e lusingare gli animi nobili di coloro che, per partito preso, devono sempre e comunque essere antagonisti, a prescindere da chi governa.
Insulti, sputi ed aggressioni alle forze dell’ordine sembrano quasi, per questi esponenti, inevitabili conseguenze che il destino fatale vuole derivino sempre dalle misteriose provocazioni ovviamente ricercate dagli operatori delle varie polizie, come se gli stessi esercitassero il loro dovere nell’esclusivo interesse di ricercare, in qualche modo, lo scontro fisico con gli antagonisti, sia essi delinquenti che si interessano al calcio, sia essi antagonisti ideologizzati. Infatti, per costoro, è fondamentale che il poliziotto sia immediatamente identificabile; gli antagonisti, sebbene violenti, hanno, invece, tutti i diritti di restare nell’anonimato.
Vorremmo che per una volta questi importanti esponenti politici leggessero i fatti nella loro reale rappresentazione schierandosi, con obiettività, almeno per una volta, anche dalla parte, oggi, dei più deboli: i poliziotti.
Il Segretario Generale Provinciale
Eugenio Antonio Bravo
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